Un anno di ricordi, un anno di vittime cadute per il terrorismo, un anno di inchieste in corso tra Francia e Belgio, durante le quali sono stati identificati circa trenta terroristi, oltre ai dieci kamikaze che agirono in varie zone di Parigi la notte del 13 novembre 2015. Si tratta di individui implicati a diverso titolo negli attentati della capitale francese, ma anche in quelli di Bruxelles del 22 marzo scorso, legati a cellule in Germania, Austria e Regno Unito, e in un progetto di attentato all’aeroporto di Amsterdam, nei Paesi Bassi. Lo scrive Le Monde nel primo anniversario degli attacchi francesi che provocarono 130 morti. Si tratterebbe, dunque, di una storia tutta europea, con il Belgio come base logistica, non la Siria, e la Francia come obiettivo. Proprio da Bruxelles, infatti, Abdelhamid Abaaoud, la mente degli attentati del 13 novembre scorso, ucciso nel blitz di Saint-Denis, cinque giorni dopo la mattanza al Bataclan, coordinò le azioni. Fu lui il primo kamikaze a entrare nello spazio Schengen seguendo la strada dei migranti, passando per i Balcani, per giungere a Bruxelles, base operativa dei combattenti dell’Isis. In queste operazioni, Abdelhamid venne aiutato dall’amico d’infanzia Salah Abdeslam, unico superstite fra i kamikaze, oggi in carcere in Francia, che durante quell’estate fece più volte andata e ritorno in Europa per organizzare una decina di terroristi e farli confluire proprio nella capitale belga. Salah, oggi, non ha ancora detto una parola e, dice il suo ormai ex avvocato, continua a radicalizzarsi sempre di più in carcere. Intanto dalle inchieste emerge che il mandante delle stragi di Parigi e Bruxelles è la stessa persona, Oussama Atar, alias Abboud Achmad, belga marocchino di trentadue anni, attualmente in Siria e ancora ricercato, anche lui legato alla rete terroristica di Abdelhamid Abaaoud.