In una Francia ancora divisa e impaurita le commemorazioni per il primo anniversario degli attacchi del 13 novembre 2015 sono tutte improntate alla sobrietà. Una serie di cerimonie nei luoghi colpiti dai terroristi, dallo stadio ai vari bistrot, fino al Bataclan, dove furono uccise 93 delle 130 vittime totali, tra cui l’italiana Valeria Solesin. A ogni tappa una placca commemorativa, la lettura dei nomi dei caduti e un minuto di silenzio. Ci sono le autorità, dal Presidente Hollande alla sindaca Hidalgo, ma nessun discorso ufficiale per esplicita richiesta dei familiari. Toccanti, invece, le parole del figlio del sessantatreenne immigrato portoghese, unica vittima allo Stade de France. Quella di oggi è una Francia ancora in stato di emergenza, che peraltro potrebbe essere prorogato, come ha annunciato il Premier Valls, almeno fino alle elezioni presidenziali della prossima primavera. Per questo le celebrazioni restano blindate, accessibili solo ai familiari delle vittime, con le strade bloccate e i residenti costretti a tenere le finestre chiuse. Misure di sicurezza imponenti anche al Bataclan, appena riaperto con un concerto di Sting. Per omaggiare i morti e celebrare la vita in sala anche diversi superstiti e familiari delle vittime, ma centinaia di loro sono ancora seguiti da psicologi e terapisti per tentare di superare lo choc.