Parigi, si indaga per capire le ragioni del sospettato

26 set 2020
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Cosa lo ha spinto ad agire? Vuoto ormai attorno a queste domande, l'inchiesta sull'attacco, avvenuto venerdì 25 settembre nelle vie di Parigi, che ospita la redazione di Charlie Hebdo, fino agli attentati del 2015. Al momento le persone in stato di fermo sono sette ma la figura principale dell'attacco a colpi di mannaia avvenuto nella rue Nicolas Appert, undicesimo arrondissement della capitale francese, è il giovane di 18 anni che impugnava l'arma. La polizia lo ha arrestato meno di un'ora dopo che aveva ferito in modo grave una donna e un uomo, colpendolo al viso e alla testa. Si era subito dichiarato responsabile del gesto, aveva il volto ancora sporco di sangue. Secondo fonti dell'inchiesta diffuse dal quotidiano le Parisien, il sospetto avrebbe dichiarato che voleva incendiare quella che riteneva essere la sede di Charlie Hebdo e che aveva già perlustrato l'area prima dell'attacco di ieri. Le due vittime ricoverate all'ospedale George Pompidou non sono in pericolo di vita. Entrambe lavorano per la società di produzioni i cui dipendenti il 7 gennaio 2015 erano stati i primi a vedere la scena del massacro nella redazione di Charlie, allora situata nello stesso pianerottolo, oggi basata ad un indirizzo non divulgato. Alì sarebbe originario di Islamabad, in Pakistan, sarebbe arrivato in Francia nel 2018 come minore non accompagnato, condizione che gli ha permesso fino al 10 agosto scorso di beneficiare di un aiuto dello Stato. Al momento le indagini non lascerebbero intravedere alcuna rete od organizzazioni dietro il gesto che peraltro non è stato rivendicato. Le altre 6 persone fermate sono i coinquilini del sospetto attentatore, ma le perquisizioni sinora effettuate non hanno permesso di stabilire un legame con i fatti. Solo l'avanzamento delle indagini permetterà di stabilire se l'attacco sia stato semplicemente ispirato dalla propaganda diffusa sul web dalle organizzazioni terroristiche di matrice islamica, oppure se sia stato pilotato.

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