"Per favore ora concentriamoci sul Calcio". Dice questo la lettera che la Fifa ha inviato a tutte le 32 nazionali che partecipano ai Mondiali in Qatar, resa pubblica da Sky News il 4 novembre. Ma Qatar 2022 è ormai qualcosa di molto lontano da un comune evento sportivo. Dalle fasce Arcobaleno dei Capitani, alle proteste dei giocatori, di tutto si sta parlando fuorchè di Calcio. Ultimo in ordine di tempo, il Parlamento Europeo che ha approvato una risoluzione per condannare la morte di migliaia di lavoratori immigrati durante i preparativi per la Coppa del Mondo. Il numero esatto delle vittime non si saprà mai, ma grazie alle inchieste del Guardian e del New York Times, sappiamo che dal 2010 sono almeno 6500 i morti. 12 migranti ogni settimana, provenienti dall'India, dal Pakistan, dal Nepal, dal Bangladesh dallo Sri Lanka a questi vanno aggiunti lavoratori tornati in patria con malattie permanenti, e le decine di migliaia di sopravvissuti, ridotti in stato di semi schiavitù. Gli eurodeputati chiedono al Qatar e anche alla Fifa di risarcire le famiglie delle vittime e non risparmiano parole durissime alla stessa Fifa. La corruzione all'interno della federazione era dilagante, sistemica e radicata e il processo per assegnare al Qatar l'ospitalità dei Mondiali, mancava di trasparenza. Ma del resto le condizioni di lavoro nei Paesi del Golfo erano ben note e a nulla valgono le accuse di ipocrisia e razzismo culturale dell'Occidente. Ipocrisia o no, in Qatar centinaia di migliaia di persone sono state poste in condizioni di vita disumane e molte migliaia portate alla morte, tutto pur di organizzare i Mondiali nel deserto.























