Il popolo cinese è oramai pronto per celebrare la vittoria finale contro il Covid. Così titola oggi Il Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del PC cinese, che riporta il numero dei decessi di ieri: 3 persone. Dati che non sembrano coincidere con la realtà che attraverso i social locali, ma anche testimonianze dirette di residenti in Cina, parlano invece di centinaia, forse migliaia di morti e di file interminabili davanti ai crematoi. E mentre anche l'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, insiste con le autorità cinesi affinché mostrino maggiore trasparenza, soprattutto per quanto riguarda l'esistenza di eventuali nuove varianti, il mondo si trova ora ad affrontare il problema dei turisti cinesi, che dopo quasi 3 anni vogliono tornare a viaggiare, ma contro i quali si stanno, da più parti, prendendo legittime precauzioni. Dopo Stati Uniti, Giappone e Corea, anche l'intera Unione Europea potrebbe imporre il tampone in partenza, superando così le differenze riscontrate in questi ultimi giorni tra i vari Paesi. E mentre Pechino minaccia, non meglio precisate e francamente ingiustificate ritorsioni, visto che pur avendo riaperto le frontiere impone comunque il test è negativo a chi si reca in Cina, il mondo cerca di coniugare l'esigenza di tutelare la salute pubblica ed evitare l'arrivo di nuove eventuali varianti, con la necessità di riaprire al turismo cinese, che prima della pandemia valeva circa 250 miliardi di euro: un terzo del fatturato totale del settore. Un nuovo clima di collaborazione con la Cina, potrebbe comunque aprirsi nei prossimi giorni anche sulla questione dei vaccini europei, che Pechino avrebbe al momento rifiutato, dopo le prime dichiarazioni concilianti del nuovo Ministro degli Esteri, Qin Gang, che ha auspicato un rilancio della collaborazione con gli Stati Uniti e l'Europa.