Arrivano da tutto il Paese, contadini, operai, le donne dei mercati popolari e i minatori, protestano nelle strade di Lima dopo giorni di viaggio come pure nei più remoti luoghi del Perù. Chiedono le dimissioni del Presidente Dina Boluarte dopo che Pedro Castillo, socialista anti-imperialista, è stato destituito ed arrestato il 7 dicembre scorso per ribellione. Il tratto della ferrovia che porta al Machu Picchu è stato interrotto, circa 300 turisti sono bloccati, la Farnesina informa che alcuni italiani, per lavoro, si trovano alla città di Aguas Caliente, il centro più vicino alle rovine Inca non più raggiungibile. L'ingresso ai viaggiatori è sospeso a tempo indeterminato a causa delle proteste, hanno comunicato le autorità del territorio. Nei luoghi più remoti, indigeni, rurali del Paese, l'ex presidente Castillo ha grande sostegno per la sua opposizione all'oligarchia dominante nel Perù affetto da una profonda crisi sociale. I manifestanti lamentano povertà, mancanza di sviluppo, chiedono elezioni anticipate, la protesta è eterogenea è diffusa ovunque sostenuta da movimenti politici, sindacali, sociali e studenteschi, ma anche da persone che si sono aggregate al movimento con la comune richiesta di una società differente. Il Governo ha denunciato feriti tra le Forze dell'Ordine, oltre che l'incendio di un palazzo storico della capitale la cui origine però non è ancora chiara. La presidente Boluarte ha promesso di diventare più dura con i manifestanti, definiti vandali, il Ministro dell'Interno riferisce di una attacco alla caserma della Polizia di Llave, a sud del Paese, le autorità sanitarie della stessa città hanno segnalato otto pazienti ricoverati in ospedale, con ferite, tra cui braccia e gambe rotte, contusioni oculari e addome perforato.