Il Tribunale Europeo dà torto alla Commissione e alla sua presidente Ursula von der Leyen. L'oggetto del contendere è una serie di messaggi telefonici, scambiati durante il Covid, tra von der Leyen e il capo dell'azienda farmaceutica Pfizer, Bourla. A seguito di quei contatti la Commissione Europea procedette all'acquisto di 1 miliardo e 800 milioni di dosi di vaccino Pfizer contro il Coronavirus. Un'operazione che consentì ai paesi europei di vaccinare tutti i loro cittadini e quindi di uscire dall'emergenza Covid. Durante un'inchiesta giornalistica, il New York Times chiese di accedere ai messaggi diretti tra von der Leyen e il CEO Albert Bourla ma von der Leyen sostenne che i messaggi fossero stati cancellati e negò quindi la loro visione al quotidiano americano. Di qui il ricorso alla Corte di Giustizia che ora ha stabilito di annullare la decisione della Commissione e della sua presidente di non fornire accesso ai messaggi e ha richiesto spiegazioni più dettagliate sulla sorte di questi: come, perché e in che misura sono stati cancellati e non esistono più. La sentenza non mette in discussione la correttezza dell'acquisto dei vaccini Pfizer e non accusa la Commissione di illeciti penali, ma da un punto di vista politico è molto rilevante. Von der Leyen e il suo gabinetto, infatti, sono accusati di non aver agito con la necessaria trasparenza dovuta ai cittadini e ai contribuenti europei. La Commissione, comunque, ha comunicato che fornirà le ulteriori dovute spiegazioni sulla sorte dei messaggi telefonici richieste dalla Corte di Giustizia e ha sottolineato come tenga molto alla trasparenza delle proprie azioni di fronte ai cittadini europei. .