Ancora una volta si leva negli Stati Uniti l'ondata di protesta, ancora una volta dopo il pestaggio e la morte di un cittadino afroamericano, Tyre Nichols, 29 anni, deceduto tre giorni dopo essere stato fermato dalla polizia lo scorso 7 gennaio. Autostrade bloccate a Memphis, dove l'uomo è stato fermato da cinque agenti, accusati ora di omicidio di secondo grado, aggressione, sequestro, cattiva condotta e abuso. Sono stati già licenziati. Centinaia di persone sono scese in strada a New York, proteste pacifiche per il momento, dicono le autorità che rendono noto l'arresto di tre manifestanti. Indignato e profondamente addolorato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, dopo aver visto il filmato del pestaggio: un altro doloroso promemoria della profonda paura e del trauma, del dolore, dello sfinimento che gli americani neri sperimentano ogni singolo giorno, ha commentato. Altri due agenti sono stati sospesi in attesa delle indagini sulla loro condotta, durante il fermo effettuato dai cinque colleghi incriminati. Sospesi anche due deputati locali, apparsi sulla scena del pestaggio, circostanza che desta preoccupazione per lo sceriffo della Contea di Shelby. Nichols, non armato, non pericoloso, tirato fuori dalla sua auto dagli agenti, anche loro afroamericani, che cercano di ammanettarlo spruzzandogli anche lo spray urticante, colpito dopo aver tentato la fuga, ha atteso l'ambulanza più di 20 minuti, ha fatto sapere il Washington Post. Voglio solo tornare a casa, le sue ultime parole. Invocava la mamma durante il pestaggio, a casa non è mai tornato. E le strade di diverse città statunitensi tornano a riempirsi di manifestanti che chiedono giustizia e un'urgente riforma della Polizia, che non guardi al colore della pelle e alla provenienza.