Covid ed elezioni non sembrano troppo compatibili. Lo sa bene Macron, che in Francia aveva confermato il primo turno delle amministrative, per poi ritrovarsi costretto ad annullare i ballottaggi, mentre un bel po' di scrutatori si era ritrovato qualche giorno dopo contagiato. Ma lo sa bene anche l'Italia, che ha spostato le regionali in autunno, con l'incognita però di una seconda ondata. In Polonia, invece, il Governo va verso la conferma delle presidenziali del 10 maggio che vedono favorito l'uscente Andrzej Duda, esponente del partito ultraconservatore di maggioranza, Diritto e giustizia. L'idea è quella di far votare tutti per posta, ma per il Paese sarebbe una prima assoluta e, con così poco preavviso, il rischio caos è dietro l'angolo. Non essendo poi Varsavia un campione nello Stato di diritto, il timore è anche di spalancare la porta ai brogli. A puntare il dito soprattutto Donald Tusk, ex Presidente del Consiglio europeo, nonché principale sfidante di Duda, che invita i Polacchi a boicottare elezioni che, dice, non sono né libere né costituzionali. In effetti la Corte suprema della Polonia ha dato parere negativo. E anche l'Osce ha espresso forti perplessità. Anche i sondaggi dicono che solo un cittadino su quattro è d'accordo con la scelta del Governo di tirare dritto. E forse proprio per questo, nelle ultime ore il premier Morawiecki ha ipotizzato uno slittamento del voto di qualche giorno. Preoccupazione è stata espressa anche dalla Commissione europea, che nel frattempo ha aperto una nuova procedura di infrazione contro Varsavia per violazione dello stato di diritto. Nel mirino è finita stavolta la legge che è stata approvata a febbraio, e che mette di fatto i giudici sotto il controllo politico del Governo. La Polonia ha adesso due mesi di tempo per rispondere e difendere le proprie scelte.