Il film che la maggior parte degli americani non vorrebbe più rivedere tornerà, probabilmente a novembre, su questi schermi. Trump contro Biden la vendetta, ha gli stessi personaggi e almeno stando al copione, pardon, ai sondaggi, nel confronto diretto l'ex presidente supera l'attuale. I colpi di scena sono però dietro l'angolo le vittorie ai Caucuses dell'Iowa e nelle primarie repubblicane in New Hampshire hanno infatti evidenziato un punto debole di Trump, gli manca l'appoggio degli indipendenti, il centro politico del Paese che negli Stati Uniti è numericamente il primo partito e che fa da ago della bilancia in ogni elezione da soli non bastano, come la sua avversaria interna Nikki Haley, scoprirà presto, ma servono. Anche il presidente in carica è d'altra parte alle prese con i suoi problemi, "troppo anziano per quel ruolo", dice il pubblico e troppo avanguardia alla sua politica ambientalista per i gusti della classe operaia, i colletti blu della vecchia industria americana sarebbero tendenzialmente democratici, ma rischiano di diventare trumpiani se la transizione energetica minaccia i loro posti di lavoro. Non a caso Biden si è precipitato a recitare la parte del presidente operaio alla riunione del potente sindacato dell'industria dell'auto, determinante a orientare il voto negli Stati in bilico del Midwest, ha incassato, come da sceneggiatura il sostegno del suo leader, ma come finisca davvero questa storia non lo sa ancora nessuno.