Io non ho ucciso nessuno, ha detto in Tribunale a Parigi Salah Abdeslam. Forse la frase più inaccettabile da sentire per i parenti delle vittime, da parte dell'unico sopravvissuto del commando di terroristi che il 13 novembre 2015 organizzò la serie di attacchi, tra cui quello del Bataclan, che uccise 130 persone nella capitale francese. Non ho ucciso, non ho ferito, non ho fatto un graffio a nessuno. Mi calunniate, ha detto davanti alla Corte d'Assise che lo ascolta all'interno dell'aula bunker costruita per ospitare i 14 imputati e le centinaia di testimoni e parti civili del maxiprocesso iniziato a settembre scorso e che andrà avanti, almeno, fino a marzo. Ribadendo la propria fedeltà allo Stato islamico, Abdeslam ha definito gli attentati delle operazioni militari, nate come difesa in reazione all'intervento francese in Siria. Si è poi lamentato delle pene troppo severe inflitte ai terroristi in Francia e del fatto che la comunità occidentale umilierebbe i musulmani imponendo la propria ideologia. Le autorità francesi accusano il 32enne di essere responsabile dell'ideazione e della logistica degli attentati di 7 annii fa a Parigi. Dalla prima volta in cui ha parlato in aula non ha mai mostrato segni di rimorso.























