Il giorno dopo la sentenza del tribunale vaticano che in un clamoroso e inedito processo dentro le sacre mura ha condannato il Cardinale Giovanni Angelo Becciu a 5 anni e mezzo di reclusione oltre al pagamento di somme pecuniarie e d'interdizione dai pubblici uffici, sua eminenza e i suoi avvocati stanno già pensando alle mosse successive. Certo è stata una doccia fredda dato che i legali erano convinti che nel processo si fosse dimostrata, senza ombra di dubbio, la totale estraneità delle accuse rivolte al Cardinal Becciu riguardo l'acquisto del palazzo di Sloane Square a Londra, i finanziamenti dati a un'organizzazione di intelligence guidata da Cecilia Marogna per liberare una suora rapita in Africa e fondi caritativi utilizzati per sostenere in Sardegna un'iniziativa legata ai vescovi ma gestita dal fratello del Cardinale. "Adesso ricorreremo in appello perché al di là delle strategie e dei processi siamo assolutamente certi dell'innocenza del Cardinale", dicono i suoi difensori, il che permetterà anche alla sentenza di non diventare esecutiva. "Sono finalmente sereno", dice invece il procuratore di giustizia Alessandro Diddi che ha sostenuto l'accusa, perché la sentenza ci dà ragione e conferma il lungo e meticoloso lavoro fatto. Si apre così la fase due di un processo duro sia nello svolgimento, 29 mesi e 86 udienze, che nelle conclusioni, in tutto sono stati inflitti ai vari imputati 37 anni e un mese di reclusione e centinaia di milioni da risarcire, un processo che ha prodotto una sentenza che il giorno dopo la pronuncia ha riempito di commenti i media del mondo ma alla quale, nel giorno del suo compleanno, Papa Francesco che questo processo ha voluto iniziare non ha fatto cenno, almeno in pubblico.