Diritto di protestare sì, diritto di infrangere la legge no. Il presidente degli Stati Uniti irrompe nelle dirette televisive che mostrano gli scontri tra studenti e forze dell'ordine alle università della California e di Los Angeles per chiarire un concetto elementare: i ragazzi possono manifestare liberamente per Gaza e i palestinesi ma non minacciare i coetanei ebrei o vandalizzare e occupare con la forza edifici privati. Lo sgombero della UCLA è stato il più violento in due settimane di occupazione pacifica dei campus che ha portato a quasi 2.000 arresti in tutto il paese. I manifestanti si erano asserragliati e hanno risposto al blitz di circa 250 agenti antisommossa, avvenuto nel cuore della notte, lanciando oggetti, al che la polizia ha a sua volta reagito sparando proiettili di gomma. 130 persone sono state arrestate anche se quasi subito rilasciate. Per la polizia di New York che poche notti prima aveva sgomberato senza problemi un edificio della Columbia, e poi l'università gesuita Fordham, a guidare le proteste ci sarebbero agitatori di professione o comunque elementi esterni agli atenei. "Estremisti di sinistra" li aveva chiamati poche ore prima il rivale politico di Biden, Donald Trump, chiedendo polemicamente che fine avesse fatto il presidente. Se in pochissime scuole si è riusciti ad arrivare allo sgombero volontario degli accampamenti studenteschi in cambio di più trasparenza nei rapporti degli atenei con Israele, in una quarantina di università le occupazioni continuano nonostante arresti ed espulsioni.























