L'ultimo capitolo della tensione tra Hong Kong e la Cina si consuma intorno agli emendamenti proposti alla legge sull'estradizione forzata e assume i contorni plastici della tensione tra polizia e manifestanti al termine di quella che viene definita una delle maggiori proteste anti Pechino nell'ex colonia britannica degli ultimi cinque anni. Tafferugli si sono registrati davanti alla sede del Consiglio legislativo nel centro di Hong Kong, lì dove mercoledì dovrebbe essere approvato il decreto sollecitato proprio da Pechino e che consentirebbe a sospetti criminali di essere estradati in Cina per essere processati. Oltre 1 milione le persone riversatesi per le strade dell'ex colonia britannica per protestare contro una legge che, denunciano i manifestanti, servirà per portare avanti persecuzioni politiche all'interno del territorio di Hong Kong. Tesi che però viene contestata dai fautori della riforma, per i quali nella legge sono state introdotte clausole di salvaguardia. Inoltre, affermano, saranno i tribunali di Hong Kong ad avere l'ultima parola sulle richieste. L'estradizione nell'ex colonia britannica finora era stata limitata a quei Paesi con i quali erano stati firmati accordi, una ventina in tutto, compresi gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. La Cina era stata finora esclusa proprio a causa delle preoccupazioni in merito all'indipendenza della Magistratura e a quelle legate all'uso della tortura, delle confessioni forzate e della detenzione arbitraria applicate nel Paese.