Studenti, giovani e meno giovani, di diverse nazionalità, residenti di una città composta al 30% da immigrati, più o meno regolari. Da venerdì a manifestare contro le politiche sull'immigrazione dell'amministrazione Trump e i raid che, contemporanei alla rottura con Elon Musk, hanno portato all'arresto di centinaia di persone, sono i cittadini di Los Angeles, che hanno dato il via ad una protesta che sta dilagando in California e non solo. Manifestazioni che si sono tenute nel centro della città, in un'area vicino a Little Tokyo e Chinatown, quartieri multietnici e multiculturali. Los Angeles, che ospita più di un milione e mezzo di immigrati, in pratica 1 residente su 3, è una delle cosiddette città santuario degli Stati Uniti. Vale a dire che le amministrazioni locali limitano la loro cooperazione con le autorità federali preposte all'immigrazione. Designata come città rifugio lo scorso novembre, prima dell'insediamento del Presidente Donald Trump, proibisce che le risorse della città, compresi i dipendenti pubblici, vengano utilizzate per qualsiasi controllo dell'immigrazione secondo una risoluzione, approvata come legge municipale, che vieta anche la condivisione diretta o indiretta di dati con le autorità federali preposte all'immigrazione. Decisioni che l'amministrazione Trump ha più volte condannato perché, dice il Presidente, ostacolano l'applicazione delle leggi sull'immigrazione. La promessa è di punire queste amministrazioni e quanto sta accadendo a Los Angeles e lo scontro, tutto politico, tra il Governo Federale e le autorità locali, dimostra la volontà della Casa Bianca. Una scure che passa anche per la volontà di tagliare i finanziamenti a queste città. Ad aprile Trump ha ordinato al Dipartimento della Sicurezza Interna e al Procuratore Generale di compilare un elenco di queste giurisdizioni santuario. .