Saha Etebari aveva 12 anni, grandi occhi marroni e un volto gentile. Ma non ha fermato le pallottole del regime iraniano. La piccola è infatti morta sotto il fuoco degli agenti governativi, mentre viaggiava in auto con i suoi genitori. I proiettili hanno colpito prima la vettura e poi il corpo della bimba. Inutile la corsa in ospedale: Saha è morta davanti agli occhi impotenti della sua famiglia. "L'uccisione di mia figlia non è in alcun modo collegata alle proteste", con queste parole, in un video, il padre di Saha è stato costretto dal regime di Teheran a negare quello che oramai, da mesi, è evidente: il popolo iraniano vuole un cambiamento e per questo motivo ogni giorno viene ucciso. Saha è solo una delle ultime vittime del regime. Dall'inizio delle proteste ad oggi, infatti, avrebbero perso la vita 506 persone, tra cui 69 minori. Oltre 18mila le persone arrestate, torturate e umiliate sotto le mani degli agenti. "Non mostreremo nessuna misericordia al nemico", ha avvertito il Presidente iraniano Ebrahim Raisi, che dalla morte di Mahsa Amini, lo scorso 16 settembre, continua a sostenere la tesi, secondo la quale, le proteste non sono altro che una cospirazione nemica. Chi si oppone al Governo viene giustiziato, imprigionato o punito. Come Ali Daei, l'ex calciatore e allenatore iraniano che aveva espresso il suo sostegno alle proteste. Per punirlo, il regime ha obbligato ad atterrare il volo W563 verso Dubai, sul quale viaggiavano la moglie e la figlia. Intanto dall'altra parte del mondo, il fondatore di SpaceX, Elon Musk, ha annunciato che 100 dei suoi satelliti Starlink sono stati attivati nel Paese mediorientale, per fornire una maggiore copertura alla rete. Per ridare ai cittadini quella libertà che il Governo da oltre 3 mesi sta provando a sopprimere.























