Lo dico senza mezzi termini. I numeri e i dati forniti da gruppi ostili sono delle palesi menzogne. In realtà sono radicalmente diversi da quanto denunciato. Hanno fornito numeri e nomi di presunte vittime. Come potete vedere c'è una grande discrepanza tra il bilancio e i nomi che ci hanno fornito. Anche i nomi sono falsi. Gholamhossein Esmaili è il portavoce dell'autorità giudiziaria iraniana e rappresenta la linea del regime sugli scontri di metà novembre, in cui secondo diverse organizzazioni umanitarie ci sarebbero stati diversi morti, tra cui anche alcuni adolescenti. Difficile, data la pesante censura della Repubblica degli Ayatollah, avere il numero preciso. Secondo Amnesty International le vittime accertate sarebbero almeno 208, mentre il New York Times si spinge fino a 450 circa. Nonostante l'atteggiamento apparentemente irremovibile del regime qualcosa però si sta incrinando. La TV ufficiale infatti ha ammesso che in alcune zone ci sarebbero state vittime. La televisione di Stato divide le uccisioni in diverse categorie. Quelle dei rivoltosi, che hanno attaccato armati obiettivi sensibili o militari, o di coloro che hanno fatto ostaggi in alcune zone. Altri invece erano passanti, forze di sicurezza e manifestanti pacifici che non avevano colpe. Un'ammissione pesante cui fa da sponda anche la richiesta presentata dalla deputata riformatrice Parvaneh Salahshouri a nome di un gruppo di parlamentari di formare una Commissione d'inchiesta per appurare la verità sulla presenza di vittime. Il 16 e il 17 novembre scorsi, lo ricordiamo, in tutto l'Iran sono scese in piazza migliaia di cittadini, dopo l'ennesimo rincaro della benzina. Il malcontento, però, si è scontrato contro il muro delle forze dell'ordine che, al di là del bilancio, da appurare, hanno reagito con estrema violenza, aprendo anche il fuoco contro i manifestanti. Secondo Teheran si è trattato solo di gruppi di rivoltosi, finanziati da provocatori stranieri.