Un mese di proteste, rivolte e lotte per un altro Iran. In circa 200 città, migliaia di persone non arrestano la mobilitazione contro le autorità della Repubblica Islamica, dopo l'omicidio della 22enne studentessa curda, Masha Amini, deceduta tra il 15 e il 16 settembre, a seguito del brutale pestaggio da parte della cosiddetta Polizia Morale, per non aver indossato correttamente il velo islamico. E non si fermano nemmeno le proteste nella prigione di Evin, il carcere di Teheran, dove finiscono anche gli attivisti e i dissidenti. Il bilancio parla di morti e almeno una sessantina di feriti. Tutti uccisi dal fumo provocato dalle fiamme innescate dalla rivolta, secondo la versione iraniana. Fortunatamente, Alessia Piperno, la ragazza italiana detenuta in quelle celle, dopo essere stata fermata il 28 settembre scorso nella capitale, sta bene, rassicura la Farnesina, in contatto con l'Ambasciata italiana a Teheran. Le fiamme, le cui cause non sono ancora chiare, hanno invaso parte del carcere, mentre per le strade del Paese si celebrava un mese di proteste per la 22enne curda-iraniana. Secondo i filmati pubblicati sui social media, durante l'incendio, si sono sentiti anche colpi di arma da fuoco e diverse esplosione dall'interno del vasto complesso a Nord della capitale. I media statali hanno sostenuto però, che quanto accaduto nella prigione, non è collegato alle proteste e hanno citato un funzionario che ha puntato il dito contro elementi criminali. All'indomani dell'incendio, la situazione è tornata alla normalità, anche se nelle ultime ore ci sono stati momenti di tensione davanti alla struttura, dove si sono radunate le famiglie di alcuni detenuti, preoccupate per la salute dei loro cari. Sulla situazione di alta tensione in Iran, è tornato anche il Presidente americano Joe Biden, che ha puntato il dito contro il Governo iraniano, "opprimente", esprimendo enorme rispetto per le persone che manifestano nelle strade. Anche l'Europa è scesa in campo. Nelle prossime ore, i Ministri degli Esteri dei 27, si incontreranno a Lussemburgo per discuterne.























