Un gesto banale che poi è diventato eccezionale le è valso il più importante riconoscimento giornalistico al mondo che in realtà non ha vinto ma è come se l'avesse fatto anche perché ad appena diciotto anni è solo una teenager che lavora come commessa e non sa ancora cosa farà da grande. Lei si chiama Darnella Frazier ed è l'autrice del video girato con il telefonino che ha permesso a tutti di vedere come l'afroamericano George Floyd veniva ucciso a Minneapolis da un poliziotto che lo teneva inchiodato a terra per quasi nove minuti soffocandolo con un ginocchio sul collo nonostante fosse ammanettato e inoffensivo. La giuria dell'ultracentenario premio Pulitzer una sorta di Nobel del giornalismo le ha appena riservato una menzione speciale, per avere coraggiosamente registrato si legge nella motivazione, l'omicidio di Floyd, un video che ha innescato in tutto il mondo le proteste contro la violenza della polizia e per aver evidenziato il ruolo cruciale dei cittadini nell'impegno giornalistico di ricercare verità e giustizia, un gesto semplice quanto rivoluzionario nell'epoca dei selfie di Instagram, TikTok e così via che hanno elevato all'ennesima potenza la cultura dell'immagine mentre miliardi di persone espongono narcisisticamente se stesse Darnella Frazier ha rivolto l'obiettivo verso l'altro e probabilmente senza rendersene conto ha colto il senso più profondo del giornalismo ovvero raccontare quello di cui era testimone, lo ha dovuto fare poi anche in tribunale scoppiando a piangere mentre l'uomo che mandava in carcere restava impassibile. Quel video di uno sconosciuto che viene ucciso lentamente la tormenterà per sempre ma in America dove il giornalismo ha fatto cadere presidenti e scoperto eventi che hanno cambiato il corso della Storia con la s maiuscola quella della giovane Darnella commessa in un centro commerciale è una lezione che va ancora oltre, preoccuparsi degli altri invece di inquadrare sempre e solo se stessi.