“La Corea del Nord è pronta ad abbandonare il suo programma nucleare, ma per farlo ha bisogno di precise garanzie da parte degli Stati Uniti circa la sua sicurezza”. Ad annunciarlo al termine del suo primo incontro con il leader nordcoreano Kim Jong-Un è il presidente russo Vladimir Putin, nel corso di un breve scambio di battute avuto con i giornalisti che seguono il vertice di Vladivostok. “Sono d'accordo con l'amico Kim Jong-Un”, ha detto Putin, chiaramente impegnato a dimostrare che questo vertice ha prodotto qualcosa di concreto, a differenza di quello con Trump svoltosi lo scorso febbraio in Vietnam. “In una trattativa bisogna cedere un po' tutti. Le richieste coreane mi sembrano accettabili. Ne parlerò con Trump quando ci vedremo”. Pare che sia stato proprio Kim a chiedere formalmente a Putin, con il quale ha avuto un incontro faccia a faccia di oltre tre ore prima di partecipare a una cena di gala, di spiegare bene a Trump quale sia la posizione di Pyonyang e cosa il regime intenda con il termine denuclearizzazione della penisola. Kim ha anche precisato che le non meglio specificate garanzie per la sicurezza del suo Paese dovranno essere sottoscritte non solo dagli Stati Uniti, ma anche da altri Paesi, presumibilmente Cina e appunto Russia. Al vertice non ha partecipato Kim Yong Chol, braccio destro del leader, protagonista degli ultimi due incontri con Trump, segno evidente che dopo il fallimento degli stessi il suo ruolo sia stato quantomeno ridimensionato.