Arrivò dall'oceano indiano il terrore. Quel 26 dicembre di 15 anni fa. Arrivò col nome di tsunami, devastando le coste del sud est asiatico, fino a colpire quelle dell'Africa orientale, portando distruzione e la morte di 25mila persone. Un disastro naturale tra i più violenti che la storia moderna ricordi. Conseguenza di un fortissimo terremoto di magnitudo 9.1 che poco prima aveva colpito Sumatra. La scossa, che si verificò alle 7:59 ora locale, ruppe un piano di faglia lungo oltre 1200 chilometri a una velocità di circa due chilometri al secondo, impiegando quasi 10 minuti per completarsi. I primi tsunami sulle coste arrivarono già 15 minuti dopo, crescendo ed espandendosi mano a mano che il maremoto si propagava. Un maremoto con onde alte sino a 20 metri con il mare che si addentrò all'interno delle coste per 10 chilometri, travolgendo tutto. Thailandia, Maldive, Sri Lanka e poi India, Bangladesh e Birmania. Lussuosi resort, povere case, palazzi, residenti o turisti arrivati in quei luoghi per trascorrere le vacanze di Natale. La furia dell'acqua distrusse tutto come in un film dell'orrore. La notizia fece velocemente il giro del mondo, le immagini sconvolsero l'opinione pubblica internazionale. Non c'era a quel tempo in quella zona un sistema d'allarme che rilevasse i maremoti, che avvertisse la popolazione del pericolo imminente. Quell'esperienza drammatica è stata di monito. La situazione oggi è molto cambiata: da una parte sono state investite in quelle zone centinaia di milioni di dollari per il sistema di rilevazione degli tsunami e di allerta alla popolazione, dall'altra si sperimentano sempre nuove tecnologie in grado di velocizzare ulteriormente i sistemi d'allarme. A 15 anni da quell'evento, la ricostruzione è praticamente completata. I segni dello tsunami che ancora rimangono sono lì a futura memoria di quanto accaduto nel 2004.