"In questo momento la situazione dell'olio di girasole è molto grave, perché noi ci siamo dovuti approvvigionare, dall'inizio della guerra, a un prezzo altissimo pur di non rimanere senza prodotto. É chiaro che noi friggendo patatine per noi l'olio di girasole è determinante." In attesa del nuovo raccolto di semi di girasole che potrebbe cambiare qualcosa, anche se non molto, la bilancia dei costi per le industrie alimentari che lo utilizzano continua a segnare un deciso rosso, superate le difficoltà di reperimento dopo lo stop delle esportazioni dei semi di girasole dall'Ucraina, ora il problema è il costo. "L'esempio molto semplice, noi prima ritiravamo una cisterna di olio e ne consumavamo una al giorno, che costava dai 45 ai 50mila euro, questo nel 2021, dopo la guerra la stessa cisterna costa dai 95 ai 100mila euro. Abbiamo fatto tutto il 2021 con un prezzo molto alto riferito al mercato e poi diciamo che la botta finale è stata con l'inizio della guerra, in questo momento ripeto l'olio c'è ma ha un prezzo fuori mercato, carissimo." L'Italia consuma mediamente ogni anno circa 770mila tonnellate di olio di girasole di cui 550mila importato, per il 60% dall'Ucraina. Più del 70% dell'olio di girasole usato in Italia finisce all'industria alimentare e chi vive di fritti è in difficoltà anche perché questa materia prima per chi fa patatine e affini non è sostituibile con altre simili. "É aumentato tutto, per cui va a incidere un po', noi siamo stati obbligati a fare un aumento abbastanza notevole sul prodotto finito e sicuramente inciderà anche sul consumatore." Parte dei costi sono stati assorbiti dai produttori, un'altra dalla grande distribuzione ma una parte inevitabilmente tocca anche il consumatore finale che trova sullo scaffale del supermercato il prodotto con un aumento che oscilla tra il 20 e il 30%. Il prezzo dell'olio di girasole, raccontano i broker internazionali, dovrebbe diminuire leggermente da settembre, ma sarà impossibile tornare ai prezzi di inizio 2021.