Barriere rafforzate e filo spinato da una parte, carri armati e bombardamenti dall'altra. In questo lembo di terra nel sud della Striscia di Gaza al momento c'è la più grande densità di popolazione al mondo, quasi due milioni di persone rifugiate in campi sterminati di tende. È qui che il Governo di Benjamin Netanyahu è determinato a spingere l'offensiva militare israeliana. Siamo a Rafah, dove in realtà i bombardamenti e le incursioni sono già quotidiani, come anche il pesante bilancio di vittime civili. "Siamo fuggiti da Al-Maghazi e siamo arrivati a Rafah ed ora proviamo a tornare indietro. La notte scorsa a Rafah è stata molto dura. Ovunque andiamo, non c'è sicurezza". Il Governo del Sudafrica ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di valutare se la decisione di Israele spinga la stessa Corte ad usare il suo potere per prevenire ulteriori violazioni dei diritti dei palestinesi, mentre l'ufficio umanitario delle Nazioni Unite afferma di non aver ricevuto da Gerusalemme alcun piano per evacuare l'area di Rafah, e che comunque non parteciperebbe ad evacuazioni forzate anche se Israele lo facesse. "Ci siamo rifugiati a Rafah da Khan Younis, mio figlio è stato colpito il quarto giorno di guerra, non so come sia sopravvissuto e non sappiamo più dove andare". Proprio a Khan Younis intanto si parla di evacuazione dell'unico ospedale funzionante, e che sarebbe già al collasso, e del ferimento grave di due giornalisti di Al Jazeera, mentre crescono le critiche all'operazione che ha portato alla liberazione di due ostaggi di Hamas a Rafah. Un'operazione delle forze speciali israeliane che sarebbe però costata la vita a decine di palestinesi per i bombardamenti che l'hanno preceduta.