Non solo un raid sulle infrastrutture, su cui difficilmente si avranno ricostruzioni affidabili, ma la sostanziale decapitazione della catena di comando iraniana. Ecco perché il raid israeliano contro gli impianti nucleari di Natanz è un colpo durissimo alla Repubblica Islamica. A partire da Mohammad Bagheri, che dal 2016 era Capo di Stato Maggiore delle forze armate, la più alta carica militare del Paese, un falco fortemente votato al contrasto e opposizione all'Occidente. Altrettanto pesante è la perdita del Maggior Generale Hossein Salami. Era il capo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, cioè i Pasdaran. Si tratta delle forze speciali istituite nel 1979 dallo stesso Khomeini, una sorta di corpo d'élite fortemente impegnato nelle cosiddette black-ops. Anche lui fortemente antioccidentale, in particolare contro Israele e Stati Uniti. Prima di diventare comandante supremo, era stato vicecomandante del Corpo per molti anni. Il peso dei Pasdaran non è limitato solo all'aspetto militare, ma è anche cruciale all'economia, dove riescano a controllarne direttamente o indirettamente tra il 30 e il 50%. Il Maggiore Generale Gholam Ali Rashid, invece, era considerato una sorta di genio, responsabile della realizzazione dei siti di arricchimento dell'uranio. L'importanza di Mohammad Mehdi Tehranchi, professore di fisica, ex rettore dell'Islamic Asad University, la si intuisce da un dettaglio: sono pochissime le sue immagini. Specializzato in fisica nucleare e teorica, era molto probabilmente il capo del programma nucleare iraniano. Era un fisico nucleare anche Fereydoon Abbasi-Davani, ex capo dell'organizzazione per l'energia atomica dell'Iran dal 2011 al 2013. Ex membro del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie, era sopravvissuto a un attentato nel 2010 attribuito a operazioni clandestine israeliane contro il programma nucleare iraniano. .