La diplomazia "intensa e quieta" ha pagato, la tregua dopo la crisi degli 11 giorni è una vittoria del, fino a ieri, contestatissimo approccio al Medioriente del Presidente degli Stati Uniti che da entrambe le parti ha ottenuto forti rassicurazioni circa la sua tenuta, anche se al mondo, ricorda, che la questione resta complessa. Per questo, continua, c'è bisogno di una soluzione a due Stati. Il Presidente americano ha raggiunto il cessate il fuoco senza mai condannare Israele, come fatto invece a più riprese dalle Nazioni Unite, e per svariate ragioni: intanto perché Netanyahu, che politicamente più lontano da Biden non potrebbe essere, è comunque un alleato cruciale nel contenere il pericolo iraniano, e poi perché, come dice qualcuno a Washington, se fosse stato messo alle strette, la necessità del Premier israeliano di mostrarsi forte sarebbe stata ancora maggiore. Non per questo, però, la Casa Bianca intende concedergli campo libero, anzi, la questione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania sarà sollevata, così come l'Amministrazione intende favorire nuove alleanze con i Paesi Arabi, allargando la normalizzazione nelle relazioni già raggiunta all'epoca di Trump con Emirati e Bahrein. La strategia americana si concentra adesso sulla ricostruzione di Gaza e sugli aiuti ai palestinesi, anche per indebolire Hamas e allentare la sua presa sulla popolazione. Ieri sera, il Segretario di Stato Blinken ne ha discusso con il Presidente dell'Autorità palestinese Abu Mazen.