Per soli 30 minuti non è stato il vertice più lungo dell'unione europea, ma dopo quattro giorni e quattro notti di negoziazioni durissime, resterà comunque nella storia dei 27. La risposta eccezionale a una situazione eccezionale, come più volte è stato ripetuto, che ha spinto per la prima volta i paesi membri a rompere un tabù ed emettere debito comune per un fondo per la ripresa da 750 miliardi. I sussidi totali è vero, scendono a causa delle pressioni dei cosiddetti frugali, ma sono stati tagliati i capitoli di spesa diversi da quelli che interessavano all'Italia. Dunque la nostra quota di sovvenzioni resta fissata a 81 miliardi, mentre addirittura aumentano i prestiti in totale a disposizione del nostro Paese ci sono quasi 209 miliardi che l'Europa ci chiede di usare per investimenti e modernizzazione. L'olandese Mark Rutte e se ne torna a l'Aja ha rassicurato dal cosiddetto freno d'emergenza. Se un Paese deviasse significativamente dagli impegni presi sulle riforme sarà deferito al Consiglio Europeo. Ma la formulazione finale del compromesso non sembra preoccupare l'Italia. Soddisfatti anche gli altri, frugali, che da un lato hanno confermato, è addirittura aumentato gli sconti di cui godono sui contributi da versare a Bruxelles, dall'altro hanno, per la prima volta, scardinato l'asse franco-tedesco. Finora la guida decisionale dell'unione con i loro puntare i piedi, hanno azzardato moltissimo, rischiando la colpa di un eventuale clamoroso fallimento. La scommessa alla fine l' hanno però vinta così come tornano a casa soddisfatti, ungheresi, polacchi, grazie alle condizionalità più vaghe sul rispetto dello stato di diritto. Realpolitik l'unica strada per un compromesso in un condominio a 27 così come quei tagli che peseranno su ricerca, sanità, transizione ecologica, politica estera capitoli che avrebbero reso l'unione più ambiziosa e più proiettata verso il futuro. Ma se non altro l'Europa che ci aveva finora abituato a rinviare o a decidere al ribasso per la prima volta, finalmente, ha battuto un colpo.