I cileni hanno detto no al progetto di una nuova Costituzione, più sociale e femminista, che avrebbe dovuto sostituire quella risalente al 1980, quando era al potere la dittatura di Augusto Pinochet. La bozza del testo, che era stata segnalata dagli analisti come la più avanzata del mondo, ha ricevuto infatti una sonora bocciatura nel referendum cui ha partecipato la maggior parte dei 15 milioni degli aventi diritto, essendo per la prima volta in Cile il voto obbligatorio. Oltre 60% degli elettori ha preferito mantenere la vecchia Costituzione contro il 38% a favore del nuovo testo, la vittoria del rechazo, il respingo, è stata accolta dal comitato del no come un gesto di saggezza da parte dei cileni, oltre che come una lezione per l'ala più radicale di sinistra e comunista schierata a favore della nuova Costituzione. La nuova carta, redatta da un'Assemblea costituente di 154 membri eletti nel 2021, promuoveva tra le altre cose il riconoscimento delle minoranze etniche, il diritto garantito all'istruzione, all'assistenza sanitaria pubblica, alla pensione e all'aborto, diritto quest'ultimo garantito soltanto per i casi di stupro o di pericolo di vita per la madre. Il presidente cileno Gabriel Boric ha convocato i leader di tutti i partiti politici a una riunione nel Palazzo della Moneda e ha fatto sapere che chiederà al Parlamento di eleggere una nuova Assemblea costituente e di lanciare un nuovo processo costituzionale ripartendo da zero.























