E' una vittoria da festeggiare come se fosse uno scudetto, almeno per i sostenitori del referendum sulla riforma costituzionale in Tunisia. Un colpo di stato secondo gli oppositori del Presidente Kaïs Saïed. Accusato di un pesante accentramento del potere. La tv nazionale, ha diffuso gli exit poll, con un'affluenza del 27%, il 92,3% ha detto Sì. Cifre definite, però, irrealistiche dalle autorità superiori indipendente per le elezioni. Considerata una carta esemplare tra i paesi arabi, la Costituzione tunisina del 2014 sarà ora modificata, conferendo al Presidente funzione esecutiva. Potrà nominare Primo Ministro e Gabinetto, sciogliere il Parlamento senza mai essere sottoposto ad impeachment. L'opposizione del Fronte di Salvezza Nazionale, formato da cinque partiti, tra cui l'islamico Ennahda, cinque associazioni. Ha definito i risultati del referendum un fiasco, e l'intero processo di voto una recita. La coalizione chiede le dimissioni di Saied, motivando il massiccio astensionismo, con il rifiuto dei cittadini, di approvare una Costituzione considerata dispotica. Si esaurisce così la rivolta di un anno fa. Quando i tunisini, scesero ancora una volta in piazza a 12 anni dalla rivoluzione dei Gelsomini, per protestare contro la corruzione del Governo. Saied, sospese il Parlamento in settembre licenziò il Governo. La nuova Costituzione, da ora al Presidente ampi poteri in caso di emergenza. Tra decreti all'orizzonte, scambi di accuse con i conservatori islamisti, l'impressione è che ad allontanarsi sia la democrazia.























