Un po' Bruto, un po' enfant prodige, un po' re Mida. A seconda di quale angolatura lo si guardi, l'ex Cancelliere dello Scacchiere appare sotto una luce diversa. Perché Rishi Sunak, 42 anni, nato a Southampton da genitori indiani, immigrati dall'Africa Orientale, incarna l'idea dell'uomo che si è fatto da solo e si è costruito una fortuna da se. Concetto che generalmente piace molto al partito conservatore. Per carità, padre dottore e madre proprietaria di una farmacia, male non stavano. Ma lui, dopo una laurea in filosofia politica ed economia ad Oxford e una borsa di studio in Business Administration alla Stanford University, viene assunto alla Goldman Sachs e si occupa di fondi di investimento ad alto rischio, e sono soldoni. Non solo, negli Stati Uniti incontro la futura moglie, Akshata Murthy, figlia di un miliardario indiano. Proprio tutta questa ricchezza accumulata, in tempi di carovita e pandemia, qualche problema gliel'ha recentemente creato, persino in un partito che vede nel successo personale un valore a cui aspirare. E di certo non è piaciuto il fatto che la moglie abbia continuato a risultare "non residente" e quindi a pagare meno tasse nel Regno Unito, nonostante coniuge del Ministro delle Finanze britanniche. Ancora meno, che l'impresa del padre della moglie, abbia continuato a fare affari con la Russia, anche in tempo di sanzioni. Ma ciò che per molti, nella base del partito, pesa più di ogni altra cosa, è che Sunak venga ritenuto, a torto o a ragione, il "regicida", colui che ha provocato le dimissioni Boris Johnson. Ma l'uomo dei numeri, è anche colui che ha salvato milioni di imprese e attività da fine certa durante la pandemia, con un piano di aiuti senza pari. Ha imposto una tassa sui colossi dell'energia, che hanno fatto in questo periodo profitti straordinari. E rispetto a un futuro prossimo, che si preannuncia molto difficile, con l'inflazione che potrà raggiungere il 22%, ha scelto di non illudere il popolo britannico con promesse e progetti irrealizzabili. Competenza e carisma, lo hanno reso il candidato più votato dai colleghi conservatori parlamentari.