È molto probabile che la giornalista di Al Jazeera, Shireen Abu Akleh, sia stata colpita accidentalmente da spari dell'Esercito Israeliano. Anche se non è possibile determinare in modo inequivoco la fonte dei colpi. È il risultato dell'indagine dell'Esercito Israeliano sulla morte della reporter palestinese, con cittadinanza statunitense, uccisa l'11 maggio scorso nel campo di Genin in Cisgiordania. Un'ammissione parziale che arriva a quasi quattro mesi dalla morte della reporter, l'Esercito Israeliano ha inizialmente accusato le Forze Armate palestinesi di aver ucciso la giornalista. Tesi confutata immediatamente da organi di stampa statunitensi, come New York Times e il Washington Post e infine dalla stessa ONU che, un mese dopo la morte della giornalista, chiarì che il colpo fatale era partito da un militare dell'Esercito Israeliano. Il 26 maggio, poco più di due settimane dopo, l'omicidio era stata l'Autorità Palestinese a chiudere la propria indagine che includeva l'autopsia e un esame forense del proiettile, e a stabilire stabilisce che la reporter di Al Jazeera era stata uccisa da soldati israeliani. Un nuovo tentativo di Israele di evadere la propria responsabilità per l'omicidio, ha commentato il portavoce del Presidente palestinese Abu Mazen, tutte le prove, i fatti e le indagini condotte finora provano che Israele è responsabile di questo crimine, ha poi aggiunto.























