Più che manifestanti tante pattuglie e lampeggianti, più che striscioni, schieramenti di Polizia. Le strade di Pechino sono presidiate per il timore che gli scontri registrati in tante altre città della Cina possano ripetersi. La protesta contro le misure Zero Covid, dopo tre anni di durissimi lockdown ciclici, non sembra però essersi esaurita. Credo che sia normale esplodere, spiega una ragazza di Hong Kong, dove timidamente alcune persone continuano ad inneggiare contro la severa politica anti contagio imposta da Xi Jinping che di fatto ha isolato l'intero paese dal resto del mondo. La ragazza aggiunge di non poter prevedere il futuro ma di sapere che la pressione sui cinesi è eccessiva e che sempre più persone si stanno risvegliando per reclamare il ritorno ad una vita normale. Nonostante dunque la pesante repressione delle proteste, la folla esasperata ha infatti osato invocare le dimissioni di Xi, i cinesi sfidano ancora carcere e pestaggi in diverse aree del paese. Qui siamo a Ganzhou, la manifestazione nel distretto degli Wuhan contro un blocco anti contagio che dura ormai da settimane. A Xinan gli abitanti di un'area in lockdown sono invece stati ripresi mentre cercano di evadere dalla serrata e mentre protestano contro la Polizia protetta da tute anti contagio. L'ondata di disobbedienza civile è quindi senza precedenti in Cina dal momento che il presidente Xi Jinping ha assunto il potere un decennio fa. La frustrazione monta però sulla sua politica sanitaria ed ora al leader della seconda potenza economica mondiale restano le armi della repressione e della censura. Nulla trapela infatti delle proteste sui media nazionali ma corre sui social con la Polizia che obbliga la consegna dei cellulari per controllare che non ci siano app occidentali con cui organizzare nuove manifestazioni e diffondere le immagini di quelle precedenti.























