Nonostante la cancelliera tedesca Merkel voglia chiudere la partita in fretta, nominando al vertice della commissione Manfred Weber, capolista dei Popolari europei, il primo gruppo politico uscito dalle urne alla fine del summit straordinario di Bruxelles, sembra prevalere la linea di Macron, che rivendica il ruolo dei 28 Governi a cui i trattati lasciano mani libere nella scelta della successione a Jeanne-Claude Juncker. Una linea che viene sposata da diversi Paesi, a partire dai 4 di Visegrad. È lo stesso Presidente del Consiglio Tusk, al termine del summit, a chiarire dunque, che il metodo del cosiddetto spitzenkandidat non è automatico, tanto che la stessa Merkel si dice poi pronta a un compromesso. E dunque le ipotesi sul tavolo sono ancora molteplici. Dal francese Michel Barnier, capo-negoziatore della Brexit, di area popolare alla liberale danese Margrethe Vestager, fino al socialista olandese Frans Timmermans. La decisione dovrebbe essere presa nel summit di giugno, ma deve incastrarsi in un puzzle più complesso che comprende anche la Presidenza del Consiglio dell'Euro Parlamento, l'alto rappresentante per la politica estera e la nuova guida della Bce dopo l'era Draghi. Vanno rispettati equilibri politici, geografici e persino di genere. Secondo Tusk ci sarebbe, infatti, un'ampia intesa per nominare almeno due donne nei ruoli di vertice. L'Italia, per il momento, non sembra troppo coinvolta nella partita. È esclusa, anzi, da tutti gli incontri bilaterali e ristretti che si sono susseguiti prima del summit. Il premier Conte si dice comunque convinto di avere buone chance per ottenere un ruolo importante per il nostro Paese. L'Italia però sconta la sovra rappresentazione ai vertici negli ultimi 5 anni, ma soprattutto l'isolamento politico di Lega e 5 Stelle, lontani dalle famiglie politiche della nuova maggioranza nell'Euro, Parlamento. L'obiettivo è quello di ottenere un commissario con un portafoglio pesante, magari economico, ma a quanto pare tutto dipenderà dallo spessore del nome proposto.