La benedizione del fuoco e l'accensione del cero pasquale aprono la veglia nella notte santa. La processione accende e illumina la basilica in testa è il Cardinale Re delegato dal Pontefice. Il buio che si illumina, la basilica che viene accesa. I simboli della veglia a testimoniare che la Pasqua è questo, il passaggio dal buio alla luce, dalla morte alla vita. È Papa Francesco a scrivere di suo pugno l'omelia, un testo forte di luce e speranza. Quando vediamo le ombre del male continuare la loro marcia rumorosa sul mondo, quando sentiamo bruciare nella nostra carne e nella nostra società le ferite dell'egoismo e della violenza, non perdiamoci d'animo scrive Bergoglio che non è mancato nemmeno il giorno della veglia. Si è presentato, ancora una volta, a sorpresa in Basilica per pregare. Il saluto ai fedeli e poi il ritorno a casa Santa Marta. Il sorriso, ma mancato, sempre segno di speranza, quella speranza al centro dell'omelia della veglia. Speranza per chi ha smarrito la strada, per quelli che si sono arresi o hanno la schiena curva sotto i pesi della vita, per chi è solo o si è chiuso nel proprio dolore per tutti i poveri gli oppressi della terra, per le donne umiliate e uccise, per i bambini mai nati e per quelli maltrattati per le vittime della guerra. La speranza ancora una volta per tutti, chiosa Bergoglio nel testo consegnato, il desiderio forte di esserci testimoniato dalle piccole sorprese ormai quotidiane che Papa Francesco regala ai fedeli, ancora più forti nel periodo pasquale. Lo stesso desiderio è la stessa forza che lo ha portato, seppur stanco e provato nel carcere di Regina Coeli e lo stesso desiderio testimoniato di essere presente il giorno di Pasqua, in qualche modo i fedeli aspettano, ma Bergoglio ha dimostrato con forza e tenacia che le sorprese sono ormai proprie di questa nuova fase del suo pontificato. .