Comincia una settimana delicata se non cruciale nelle trattative per la pace in Ucraina e non solo per via delle speranze forse eccessive suscitate dall'incontro di San Pietro fra Trump e Zelensky. Incontro dice Kiev, sostenuto dalla Santa Sede. Nei prossimi giorni, spiega il segretario di Stato americano, cercheremo di determinare se la Russia e l'Ucraina vogliono veramente la pace. Un pressing sulle parti per spingerle a fare concessioni. Rubio ha ribadito che in base a quanto accadrà, Washington deciderà se continuare ad essere coinvolta negli sforzi negoziali. Sabato per la prima volta Trump ha messo in dubbio la serietà delle intenzioni di Putin e il Cremlino ha risposto sottolineando come fra Washington e Mosca, ci siano in realtà molti elementi di sintonia. La proposta sul tavolo prevede in effetti la cessione della Crimea alla Russia, la rinuncia di Kiev alla NATO e scarse garanzie di sicurezza per la nazione invasa. Condizioni difficili da accettare per Zelensky e rispetto alle quali è difficile immaginare che sia riuscito a far cambiare radicalmente idea Trump. In queste ore, il presidente americano pensa soprattutto ai suoi primi 100 giorni di governo che intende celebrare con un comizio in Michigan. Secondo diversi recenti sondaggi c'è in realtà poco da festeggiare: il consenso per il Presidente è in netto calo anche per quanto riguarda temi come l'immigrazione, generalmente in grado di premiarlo. La Casa Bianca guarda avanti per il futuro, dicono funzionari anonimi, aspettatevi "nuovi siluri già in viaggio sotto l'acqua". Qualunque cosa questo voglia dire, ci si riferirebbe anche alle tariffe difese dal presidente nell'ennesimo post su Truth. Il segretario al tesoro non conferma la telefonata fra Xi Jinping e Trump e spiega che i 200 accordi annunciati dal presidente, sono in realtà semplici intese preliminari. In un estremo tentativo di difendere i dazi, però Bessent ha descritto le decisioni di Trump come un brillante tentativo di creare incertezza strategica. .