In vista delle elezioni presidenziali di marzo le maglie della censura russa contro l'posizione si fanno sempre più strette. Il tribunale di Mosca ha accolto le richieste dell'accusa e ha condannato Oleg Orlov a due anni e mezzo di carcere per aver screditato le forze armate russe, avendo più volte denunciato la guerra in Ucraina. Orlov, 70 anni, è una figura di spicco della difesa dei diritti umani, ex copresidente dell'ONG Memorial, ora chiusa, ma nel 2022 vincitrice del premio Nobel per la pace. Come lui resta in carcere in Siberia anche Vladimir Kara-Murza , compagno e sodale prima di Boris Nemtsov, ucciso nel 2015, esattamente 9 anni fa davanti al Cremlino, poi di Navalny, deve scontare 25 anni di carcere per aver diffuso anche lui false informazioni sull'esercito russo. Intanto i sostenitori di Navalny fanno sapere di non essere riusciti a trovare una stanza per l'addio pubblico all'oppositore, morto in carcere in circostanze tutt'ora non chiarite. Tutte le agenzie funebri private e pubbliche si sarebbero rifiutate di accogliere la salma e in un caso avrebbero direttamente risposto che alle agenzie funebri è stato vietato di lavorare per i funerali dell'oppositore. Una protesta è stata indetta dall'opposizione per il 17 di marzo, giorno finale delle elezioni presidenziali, come forma di ultimo testamento di Alexei Navalny, il portavoce del Cremlino Peskov ha subito definito questi appelli dei sostenitori di Navalny come provocatori, si tratta di invidia violare le leggi, ha detto, chi risponderà a queste chiamate si deve preparare ad affrontare conseguenze legali. In molti sono già stati fermati per aver semplicemente deposto dei fiori in onore di Navalny.
