79 Stati che aderiscono alla Corte penale internazionale hanno condannato la scelta di Trump di imporre sanzioni al tribunale. Tra questi ci sono i principali paesi europei, ma non l'Italia che non appare tra i firmatari. Nella decisione si afferma che la scelta di Washington aumenta il rischio di impunità per i crimini più gravi e minaccia di erodere lo Stato di diritto. Secondo i firmatari della denuncia, la Corte rischierebbe anche di chiudere alcuni uffici, ma gli Stati Uniti, non avendo mai aderito ad essa, non erano finanziatore. La decisione di Trump, però ha fatto reagire negativamente e specialmente i Paesi europei. Del resto nel loro braccio di ferro contro Putin si avvalgono anche dell'ordine d'arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti del presidente della Russia e quindi vedono negativamente qualsiasi tentativo di screditare il tribunale. Per Ursula Von Der Leyen esso deve proseguire liberamente la lotta contro l'impunità globale. Simili le parole del presidente del Consiglio europeo Costa e anche l'Alto Commissariato per i diritti dell'uomo chiede a Trump di ripensarci. Ma gli Stati Uniti, Israele che appoggia la scelta della Casa Bianca, la Russia, la Cina, l'India, non hanno mai approvato l'istituzione della Corte. Le loro posizioni ad essa contrarie, quindi non stupiscono. D'altra parte, un paese come l'Ungheria, che ha ratificato lo statuto del Tribunale, ora mette in dubbio la sua adesione, in sintonia con le azioni di Trump. Ancora una volta sembra che l'atteggiamento e il giudizio dei singoli Stati sulle istituzioni internazionali, in teoria super partes, sia inesorabilmente legato alle tendenze e ai colori politici di chi li governa. .