C'è chi lo chiama il Mandela palestinese, chi invece lo considera un pericoloso terrorista responsabile di gravi atti compiuti nella seconda Intifada, e non solo. Quale che sia l'idea che si ha riguardo a Marwan Barghouti, un fatto è certo: il suo nome è il più controverso nello scambio di ostaggi tra Israele e Hamas. Esponente di spicco di Fatah, ne ha creato le sue milizie armate le temute brigate dei martiri di Al-Aqsa. E però se c'è un leader politico che può rappresentare davvero i palestinesi e su cui c'è unità di vedute è proprio lui. Il suo non è l'unico nome controverso. Gli atti su cui non c'è accordo sono Abdullah Barghouti, Ahmed Saadat, Hassan Salama, Abbas Al-Sayyed. Ad uscire saranno comunque 250 ergastolani su 285. 1700 persone arrestate a Gaza in questi due anni. Hamas ha chiesto che in questo gruppo siano inclusi alcuni degli uomini delle sue brigate scelte al-Nukba, ma Israele si oppone. Sono gli uomini che hanno eseguito l'attacco del 07/10 del 2023. Meno controversa e decisamente più corta la lista degli ostaggi israeliani. Si tratta di 20 persone, tra cui Matan Angrest che prestava servizio come soldato il 07/10, i gemelli Ziv e Gali Berman, gli unici due ostaggi ancora vivi provenienti da Kfar Aza, il kibbutz che è stato maggiormente devastato. Elkana Bohbot, rapito durante il Festival Noma, Rom Braslavski, catturato mentre lavorava come guardia di sicurezza al Festival. Nimrod Cohen, prelevato da un carro armato nella sua base vicino al confine con Gaza. E poi i fratelli David e Ariel Cunio, Evyatar David, tra i tanti rapiti del festival, insieme al suo migliore amico Guy Gilboa-Dalal, anche lui tuttora in mano a Hamas. E poi Maxim Herkin, era tornato una settimana prima del 07/10 da una visita nel suo Paese natale, l'Ucraina, da cui era scappato a causa del conflitto.























