Sono almeno 20 i militari indiani rimasti uccisi ieri nella zona di Aksai Chin, lungo il confine da anni oggetto di reciproche rivendicazioni territoriali tra Cina e India. In realtà il bilancio potrebbe essere più grave e potrebbero esserci vittime anche sul fronte cinese, anche se per ora le autorità di Pechino non l’hanno confermato. Lo scrive tuttavia oggi il Global Times, il quotidiano in lingua inglese del Partito comunista, che in un duro editoriale stamane accusa l’India di provocare la pazienza cinese, che tuttavia non può essere infinita. “Se venisse confermato che ci sono soldati cinesi rimasti uccisi”, scrive il quotidiano, “la nostra reazione non potrebbe che essere dura ed esemplare”. Secondo il portavoce del Governo di Pechino, Zhao Lijian, la responsabilità è tutta indiana. New Delhi avrebbe da tempo iniziato una serie di deliberate provocazioni, volte ad alterare il debole status quo concordato tra i due paesi, entrambi dotati di armi nucleari e tuttora oggetto di un lungo e faticoso negoziato. Non ancora certa la dinamica degli scontri. I media indiani parlano di una vera e propria rissa scoppiata tra due pattuglie, terminata con un violento corpo a corpo. La frontiera tra India e Cina corre per oltre 3500 chilometri e l'altopiano di Aksai Chin, teatro degli scontri di questi giorni, per Pechino rappresenta l'unica via di accesso diretto al Tibet e allo Xinjiang, lungo la statale G219.