Come sarà il nuovo domani post coronavirus? Un'idea ce l'ha il sindaco di Los Angeles, Eric Garcetti, che ha deciso di annullare i grandi eventi fino al 2021. Dunque nessun concerto o evento sportivo sicuramente fino a dicembre, ma anche dopo, assicura, sarà diverso rispetto al passato. Stesso pensiero da parte del Sindaco di New York, Bill de Blasio. Opinioni che però si scontrano con il desiderio del Presidentessa degli Stati Uniti Donald Trump, che non vede l'ora di riaprire il Paese e regalare agli americani una normalità perduta. Trump ha annunciato per oggi nuove linee guida, a cui gli Stati dovranno attenersi per far ripartire economia e vita sociale. Ma gli stessi Stati stanno già lavorando, organizzandosi per aree geografiche, per prevedere un'apertura coordinata che probabilmente non rispetterà la data del primo maggio, così come si aspetta Trump. Un Presidente degli Stati Uniti comunque tornato nuovamente alla carica contro i governatori. Nelle scorse ore ha affermato che il Governo federale ha l'autorità per decidere quando e cosa riaprire. Intanto in America il numero delle vittime ha superato quota 28 mila. A New York la situazione negli ospedali sembra essere sotto controllo e il governatore dello Stato, Andrew Cuomo, ha firmato un ordine esecutivo che obbliga i cittadini ad indossare maschere in pubblico. Prima era soltanto un consiglio. La riapertura del Paese a maggio e le elezioni presidenziali a novembre, e dopo gli endorsement di Sanders e Obama, Joe Biden, incassa anche quello dell'altra candidata progressista alle primarie democratiche, Elizabeth Warren. Trump, alle prese con la crisi più grande che qualsiasi Presidente abbia affrontato negli ultimi 50 anni, intanto prova a convincere gli americani di aver fatto un buon lavoro fino adesso e nell'assegno che arriverà tra le mani dei lavoratori statunitensi a sostegno della crisi da coronavirus ci sarà stampato il suo nome, forse anche per ricordargli che lui è la scelta giusta. Ma questi ultimi dovranno anche attendere fino a venti settimane prima di avere i 1200 dollari promessi dal Governo; un ritardo dovuto proprio per permettere la ristampa del nome di Trump sugli assegni.