Nel 1995, come rivelato dal New York Times, ancora durante la campagna elettorale, Donald Trump non pagò neanche un dollaro di tasse federali. Dieci anni dopo, nel 2005, invece, ha restituito allo Stato centrale 38 milioni di dollari su un reddito da 150 milioni. Questo quanto emerge da una nuova dichiarazione dei redditi di quell’anno dell’ormai Presidente Trump, rivelata dal canale NBC, a cui è seguita la conferma della Casa Bianca. Di questi 38 milioni di dollari, le tasse federali restano una minima parte: poco più di 3 milioni. Il resto è frutto dell’Alternative Minimum Tax, che si applica ai redditi più alti per assicurarsi che almeno una parte dei guadagni venga ridata al fisco e che, fra l’altro, lo stesso Trump ha in programma di abolire nella sua prossima riforma fiscale. Da questi nuovi documenti risulta, comunque, evidente che il contributo è irrisorio, nonostante l’imponente patrimonio. Ed era stato, d’altronde, sempre il Tycoon ad affermare, dopo lo scandalo del New York Times, che il fatto di non aver pagato le tasse era la dimostrazione della sua intelligenza, dato che la legge consentiva determinati sotterfugi. Una posizione alquanto criticata allora, ma che non gli ha impedito di vincere le elezioni. Ai cittadini le mie tasse non interessano. Loro vogliono lavoro e una riforma fiscale, ha più volte ribadito Trump che, a differenza dei suoi predecessori, da Nixon in poi, non ha mai voluto pubblicare la propria dichiarazione dei redditi. Ecco perché, ha fatto sapere la Casa Bianca, il Presidente va avanti anche questa volta per la sua strada e con il desiderio di ammodernare il Paese, nonostante i media, che lui definisce “disonesti”, continuino a criticarlo.