Il bombardamento di un campo profughi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dopo la clamorosa protesta dei pacifisti con le mani imbrattate di vernice rossa mentre il Segretario di Stato perorava la causa israeliana al Congresso, con episodi di antisemitismo che si moltiplicano nelle università, la Casa Bianca deve correre precipitosamente ai ripari per evitare che l'abbraccio a Netanyahu si riveli mortale. Per la seconda volta in tre settimane Antony Blinken, l'uomo che risolve i problemi, tornerà in Medio Oriente per parlare a quattr'occhi col capo del governo israeliano e dirgli di andarci piano. Gli Stati Uniti non possono permettere che in seguito all'attacco subito da Hamas, il loro alleato compia una strage di civili nella striscia di Gaza. Perché la difesa è legittima ma la vendetta no. E il rischio di perdere il consenso internazionale contro i terroristi è concreto. Dalla NATO alle Nazioni Unite crescono gli appelli a una risposta proporzionata che non metta in pericolo la popolazione. E secondo l'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani l'ultimo bombardamento si configurerebbe addirittura come crimine di guerra. Nel fine settimana Blinken sarà quindi nuovamente in Israele, poi in Giordania e in Turchia per chiedere intercessione nella liberazione di altri ostaggi e provare a immaginare la fase successiva, senza Hamas.