Serbia, a Nis cortei per chiedere libertà e giustizia

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1 mese fa

La Serbia non si ferma. Decine di migliaia di persone continuano a manifestare contro la dirigenza del Paese, accusata di corruzione e di limitare i diritti e la libertà delle persone. Sono arrivati da ogni parte del Paese. Si sono dati appuntamento qui, nella città di Nis, nel sud della Serbia, per l'ultima di una serie di proteste iniziate quattro mesi fa, quando il 1 novembre scorso 15 persone morirono uccise dal crollo di una pensilina della stazione ferroviaria di Novi Sad, da poco ristrutturata. Una tragedia che si sarebbe potuta evitare, se i lavori fossero stati eseguiti a norma, denunciano i manifestanti. Da quel momento gli studenti universitari sono stati i primi a scendere nelle piazze, iniziando ad invadere le strade e le città di tutto il paese per chiedere giustizia per le vittime e trasparenza al governo sull'incidente. Al loro fianco, dopo settimane anche insegnanti, tassisti, agricoltori e lavoratori. Il movimento ha preso sempre più vita animandosi compatto e deciso nelle iniziative, scioperi e blocco delle lezioni in decine e decine di università statali, con una richiesta in cima alla lista: Quella di ottenere dalle autorità la pubblicazione dei documenti relativi al progetto di rinnovamento della stazione ferroviaria per cercare risposte a quelle morti. Il Presidente, Alexander Vucic, da una parte ha condannato le mobilitazioni, dall'altra ha dichiarato di aver fatto alcune concessioni come l'aumento dei salari per i professori e la riduzione delle tasse scolastiche. Ma evidentemente ciò non è bastato. Neppure le dimissioni del primo ministro Milos Vucevic hanno portato alla fine delle proteste. Anzi, la disobbedienza aumenta e questa primavera serba sembra solo all'inizio. .