La novità, stavolta, è che il faccia a faccia è stato diretto ed è avvenuto tra i banchi del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, in una riunione convocata su esplicita richiesta del Presidente serbo Vucic dopo il nuovo scontro che si è aperto con il Kosovo. Materia del contendere, il divieto imposto dalle autorità di Pristina alla circolazione del dinaro, la valuta di Belgrado che usa anche la minoranza serba che vive nella parte settentrionale del Kosovo. E al Palazzo di Vetro lo scontro è stato aperto, con Vucic che ha accusato il premier kosovaro Kurti di mirare all'espulsione dei serbi dal territorio kosovaro e Kurti che ha replicato dicendo che i dinari servono a finanziare i terroristi serbi che agiscono nel Kosovo. La capo-missione dell'Onu ha esortato le parti a non adottare decisioni che alimentano ulteriori tensioni, formula che arriva ad appena un mese dalla risoluzione di un'altra questione che aveva generato un'escalation, con il via libera alle auto con targhe serbe in Kosovo e viceversa. Targhe, bollini, dinari, sembrano pretesti ma sono tutti elementi di una tensione mai sopita nei 25 anni passati dalla guerra, tensione pronta a sfociare in veri e propri episodi di guerriglia come dopo l'elezione di sindaci di etnia albanese nel voto comunale boicottato dai serbi, lo scorso maggio. L'Unione Europea aveva pure avviato e condotto un negoziato ufficiale che, tra provocazioni e rivendicazioni, resta in vita solo formalmente: per la Serbia, che a livello internazionale è sostenuta da Russia e Cina, l'indipendenza del Kosovo resta un tabù. Pristina, che l'indipendenza l'ha proclamata sedici anni fa, ha tra i suoi principali garanti gli Stati Uniti anche se, negli ultimi mesi, pure da Washington sono arrivati inviti alla moderazione.