Erano più di 100 mila sabato sera a Seul, scesi in strada per partecipare a quello che dai sud coreani veniva considerato un fenomeno più che un festival. Uno di quei riti collettivi cui nessuno voleva mancare. E proprio per questo la festa di Halloween avrebbe richiesto un piano ufficiale per il controllo della folla, invece le strade della Movida, quei vicoletti stretti e costellati da bar e locali di ogni tipo in pochi minuti si sono trasformati in una trappola mortale. E' per questo che le istituzioni hanno iniziato a chinare la testa e presentare le scuse. Prima sono arrivate quelle del Ministro dell'Interno sud coreano Lee Sungmin che aggiornando il bilancio delle vittime e facendo capire che potrebbe aggravarsi nelle prossime ore perché, ci sono una trentina di persone in condizioni critiche negli ospedali della capitale, ha detto che la strage è avvenuta nonostante lo Stato abbia una responsabilità illimitata per la sicurezza della popolazione. Il Presidente sudcoreano non ha usato mezzi termini: "Il Paese ha bisogno di migliorare con urgenza il sistema di gestione della sicurezza". I numeri parlano chiaro: gli agenti schierati erano solo 137 meno dei 200 previsti, mentre altri 6500 erano stati destinati a una manifestazione cui hanno partecipato 25000 persone, un quarto di quelli di Halloween. La Polizia, messa all'angolo è costretta ad ammettere le proprie responsabilità. "Ci sono state diverse segnalazioni che indicavano l'urgenza del pericolo", ha spiegato il Capo degli agenti, ma la gestione delle informazioni non è stata sufficiente. Poi è uscito dal podio e si è inchinato, un gesto simbolico usato in Asia in segno di rispetto e omaggio, e che di fronte a una tragedia come questa vale più di molte parole.