I ribelli siriani sono entrati ad Aleppo, cantano di gioia intorno alla bandiera siriana, calpestano i ritratti di Bashar al-Assad e ne strappano i grandi manifesti sulle strade, si mostrano nel centro della città da cui erano stati cacciati nel 2016 dopo un lungo e sanguinoso assedio. I miliziani di Ha’ayat Tahrir al Sham, ex fronte al-Nusra, costola siriana di Al-Qaeda e le fazioni alleate, alcune appoggiate dalla Turchia, controllano adesso la maggior parte di Aleppo, seconda città del paese e hanno preso possesso dei centri governativi, dei posti di blocco e delle prigioni. La conquista della città oltre che rapida non sembra essere stata particolarmente sanguinosa, perché stando ai primi report, le forze del regime siriano si sarebbero ritirate senza combattere, un po' come avvenne con l'avanzata dell'Isis in Iraq. Partita da Idlib, ultima roccaforte rimasta in questi anni in mano ai ribelli, l'offensiva jihadista contro le forze di Assad nel nord-ovest del paese è stata veloce e improvvisa, facilitata dalla debolezza delle milizie sciite che appoggiano Assad e in particolare di Hezbollah, impegnato da mesi nel conflitto con Israele ma anche dal disimpegno dei russi concentrati sull'Ucraina. In meno di 3 giorni i ribelli hanno conquistato una cinquantina di villaggi nelle due province di Idlib e Aleppo, interrotto le comunicazioni della principale autostrada che collega la regione alla capitale Damasco e conquistato importanti equipaggiamenti militari dell'esercito, a partire dai carri armati su cui adesso i ribelli avanzano senza neanche nascondere i volti. Gli scontri di questi giorni avrebbero già causato centinaia di morti tra i combattenti delle due parti, provocati per la maggior parte dai raid dell'aviazione russa che è tornata a bombardare la zona di Aleppo per la prima volta dal 2016, quando Assad riuscì a espugnare la città proprio grazie all'aiuto militare russo. L'attacco dei ribelli ha già provocato migliaia di profughi mentre i bombardamenti aerei russi e siriani avrebbero già fatto almeno una ventina di vittime con immagini che riportano la memoria alla tremenda guerra civile che ha provocato centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati.