È tutto un piano di Stati Uniti e Israele. Per la prima volta dalla caduta del regime di Assad parla la Guida Suprema Iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei, il principale sponsor del dittatore siriano negli ultimi anni insieme alla Russia di Vladimir Putin che ha accolto il Presidente in fuga e la sua famiglia. Il Cremlino ha confermato che Assad è al sicuro in Russia e che non sarà consegnato alla Corte Penale Internazionale. Le parole di Khamenei sono una chiara accusa non solo a Stati Uniti e Israele, ma anche alla Turchia, vero attore dietro le quinte di questa crisi. Intanto sul campo continuano i raid aerei israeliani, finora sono stati centinaia, destinati a smilitarizzare la Siria, colpendo navi, aerei, missili, con l'obiettivo che non finiscano nelle mani dei jihadisti. Nel nord est poi i ribelli filo turchi hanno raggiunto una tregua con le forze curde con cui si erano scontrati fino a pochi giorni fa. Il nuovo capo della polizia nominato dalla nuova amministrazione del Paese promette che presto saranno ripristinate piena sicurezza e ordine. Una certezza che invece l’Iran, uno dei grandi sconfitti di questo ribaltamento di Governo in Siria, non sembra proprio avere. Un generale, ex comandante delle guardie della rivoluzione, prevede che presto i terroristi dell’ISIS, addestrati a suo dire in un campo americano, attaccheranno l’Iraq e in particolare Mosul e Tikrit. Ma è soprattutto la Guida Suprema a pronunciare parole di guerra. "L'estensione della violenza e della morte coprirà l'intera regione più che in passato", ha spiegato Khamenei alla folla che lo ascoltava. “Il fonte della resistenza, ha concluso, è questo, più lo combatti, più diventa ampio”.