Il fronte di guerra aperto dai turchi nel nord della Siria con l'operazione "sorgente di pace" è il tema della riunione dei Ministri degli Esteri UE in programma a Lussemburgo. Si valuta un'azione comune come l'embargo della vendita di armi, dopo che una serie di paesi, tra cui Francia e Germania, hanno già deciso in tal senso. Una linea che appare pienamente condivisa dal governo italiano. Il nostro paese nel 2018 ha venduto armi alla Turchia per 360 milioni di euro. Il 15% del totale. Incontro, quello di Lussemburgo, preceduto da una telefonata tra Angela Merkel e del Recep Tayyip Erdoğan. La cancelliera tedesca ha chiesto la fine delle azioni militari e ha avvertito il presidente turco che l'attacco delle sue forze armate in Siria rischia di aumentare la destabilizzazione della regione, nonché di portare a una risorgenza dei gruppi terroristici dell'ISIS. La Germania, insieme alla Francia e al Regno Unito, appare poi la più esposta al rischio dei Foreign Fighters. E se per il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, la comunità internazionale deve andare fino in fondo. Commentando l'uccisione dell'attivista curda Afrin Khalaf, il sultano di Ankara sembra oltremodo determinato ad andare avanti, convinto com'è che un'eventuale embargo europeo alle vendite di armi non produrrebbe grandi effetti dato che il suo arsenale risulta già completo. "Avanzeremo di 35 chilometri nel territorio siriano, in linea con la mappa della zona di sicurezza, come già dichiarato". Oltreoceano, il Presidente americano Donald Trump minaccia, cinguettando su Twitter, a sua volta sanzioni, pressato com'è dai falchi del suo stesso partito, capitanati dal senatore Lindsay Graham. La luce verde all'operazione turca, tardivamente negata da Washington, sta mettendo a serio rischio quegli stessi soldati che il Presidente ha promesso di portare via dal terreno. Per ora sono stati solo evacuati dal nord del Paese e trasferiti più a Sud, per non rimanere intrappolati negli scontri a fuoco tra curdi e turchi. Il vuoto creato dal voltafaccia americano ha spinto i curdi a cercare il dialogo con regime di Bashar al-Assad, a sua volta preoccupato dall'avanzata turca. Trattative, stando ai media siriani, sarebbero in corso.