giorni teatro di scontri tra le milizie armate dei Drusi e i combattenti delle tribù beduine sunnite, leali a Damasco. Da domenica, secondo gli ultimi dati forniti dall'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, si contano oltre 200 morti, ma il bilancio potrebbe essere ancora più drammatico. Tra le vittime anche i membri delle forze di sicurezza governative siriane che con i loro armati sono entrati ieri mattina a Soheida con l'obiettivo dichiarato di ristabilire l'ordine e la sicurezza nella provincia. L'esercito israeliano è intervenuto in difesa dei Drusi attaccando i tank israeliani, scatenando l'ira di Damasco. La miccia che ha fatto esplodere la violenza tra le parti è stata il rapimento da parte dei beduini vicino al governo siriano di Hammed Hara di un mercante druso al quale le milizie druse hanno risposto con il sequestro di membri delle tribù. A nulla sono valsi gli appelli al cessate il fuoco dei leader spirituali delle due comunità e nonostante il Ministro della Difesa siriano abbia annunciato l'entrata in vigore di una tregua, la tensione resta altissima con la popolazione locale in fuga. Questo è solo l'ultimo episodio di violenza settaria nella Siria del dopo Assad. Le minoranze guardano con sospetto al nuovo governo. sunnita di Hammed Shara, mentre Israele, la cui esistenza non è mai stata riconosciuta dallo Stato siriano, appare interessato a strumentalizzare a proprio favore la questione drusa per imporre la demilitarizzazione e di fatto il suo controllo su regioni che fino allo scorso dicembre erano presidiate da forze fedeli all'Iran e all' Hezbollah libanese. Nicole Diglio, 24, Beirut. .























