Trascorse le 72 ore, si assottigliano sempre più le possibilità di ritrovare qualcuno in vita sotto le macerie. E cresce, di ora in ora, il numero dei morti nel devastante terremoto che ha maledettamente inaugurato l'anno nuovo nel versante centro-occidentale del Giappone. Nella penisola di Noto, fra mille difficoltà, si cerca, si scava. Più in fretta non si potrebbe andare ma, volendo usare le parole del primo ministro Fumio Kishida, è una corsa contro il tempo. Le città di Wajima e Suzu sono state quasi completamente rase al suolo: le operazioni di soccorso sono complicatissime, ostacolate dalle strade distrutte, dalle continue scosse di assestamento, dal freddo e adesso anche da forti piogge che, si teme, possano innescare frane. E con il rischio, sempre più concreto, di un'emergenza sanitaria. Il Governo di Tokyo ha annunciato di voler potenziare i fondi di riserva a circa 4 miliardi di yen, pari a 25 milioni di euro, raddoppiando fino a 4.600 gli uomini e le donne delle Forze di Autodifesa impegnati nei soccorsi sul territorio. Proprio verso le zone colpite dal sisma, carico di aiuti alla popolazione, era diretto il piccolo velivolo della guardia costiera che, in fase di decollo, si è schiantato con un aereo della Japan Airlines su una pista di atterraggio dell'aeroporto di Tokyo Haneda. Dalla trascrizione delle comunicazioni è emerso, dopo due giorni di indagini, che la torre di controllo non aveva dato il permesso per il decollo e aveva detto, anzi, al pilota di parcheggiare temporaneamente il velivolo della guardia costiera vicino alla pista in attesa che atterrasse il volo di linea, al quale invece era stata concessa l'autorizzazione. Non è chiaro quindi perchè il piccolo aereo si sia immesso comunque sulla pista scatenando una collisione che ha provocato a bordo la morte di cinque dei sei membri dell'equipaggio e il ferimento grave del pilota. Tutti miracolosamente illesi invece i 379 passeggeri del volo della Japan Airlines.