Sky TG24 Generazione Europa, l'Ue si muove verso il nucleare

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1 mese fa

state due um decisioni referendarie che sono andate in una direzione di differente, ma anche volendo dire che ha passato abbastanza tempo per superare la volontà popolare e ci sembra che ci siano delle difficoltà molto grandi in Italia sulla sulla sulla questione nucleare e una tra tutte per per capire un po' il sistema in cui siamo è la questione del ad esempio delle scorie in cui ancora dopo più di vent'anni, quasi, no, anzi quasi trent'anni non abbiamo trovato una um un sito dove poter fare il deposito delle scorie perché non c'è nessuna volontà da parte di nessuno di prendersi una infrastruttura a bassissimo rischio. Quindi noi vediamo quasi impossibile riuscire a trovare un sito, ad esempio per una effettivamente una centrale nucleare con dei costi che sono esorbitanti, soprattutto per un paese come l'Italia, che non ha una tecnologia nucleare già avanzata, dei costi. esorbitanti che in questo momento il budget italiano non riesce e non riuscirebbe ad affrontare quando invece potrebbe affrontare molto di più quelli sui leaderi rinnovabili. Perché dico tutte queste cose? Perché la paura è che questa sia una manovra per perdere ulteriore tempo, cioè per continuare a buttare fumo negli occhi su quello che invece potremmo fare in modo molto veloce con dei costi molto inferiori e avendo dei risultati anche sull'abbassamento dei prezzi dell'energia molto più celeri, invece di fare una manovra. avrà una spinta sul nucleare a livello europeo, ma soprattutto a livello italiano, che guarda una una tecnologia che, come diceva anche L'onorevole Salini, non è ancora in circolazione e non sappiamo se ci sarà da qui a 10 anni c'è ancora un dubbio forse nel 2035 sarà disponibile a livello commerciale, ma non ne siamo ancora sicuri che sono gli small reactor, quindi i piccoli moduli nucleari, una tecnologia che non è ancora scalata a livello commerciale. Questo dall'altro lato. una difficoltà all'interno del nostro paese per motivi morfologici, economici e culturali e anche di volontà democratica effettivamente di implementare il nucleare. Questo sembra +1 buttare un fumo negli occhi della crisi effettiva energetica in questo momento e cercare di non trovare delle soluzioni, ma di spostare l'attenzione su altre altre soluzioni o difficili da realizzare o ancora attualmente praticamente impossibili. allora Vediamo, nel questo servizio di Ludovica Rossi e poi torno subito da Salini, um di che cosa si parla appunto quando um parlate di piccoli reattori, e quali sono i pro e i contro, vediamo. Oltre il 90 percento dell'elettricità europea, cioè quasi la totalità, sarà proveniente da fonti decarbonizzate entro il 2040. È un obiettivo ambizioso quello che si è prefissata alla Commissione UE, che il 12/06 scorso ha approvato la nuova ottava edizione del programma illustrativo nucleare previsto dal trattato Euratom sull'energia atomica. Si tratta di un documento che vede nel nucleare una risorsa chiave per rispondere alla richiesta energetica europea e ai propositi di decarbonizzazione. Il programma prevede un aumento della capacità nucleare da 98 gigawatt elettrici nel 2025 a 109 entro il 2050, reso possibile grazie a investimenti fino a 241000000000 di euro. Questa quota servirà non soltanto a mantenere in vita i reattori attualmente esistenti e a costruirne di nuovi su larga scala, ma anche a sviluppare la fusione nucleare e reattori di nuova generazione come gli small modular reactors, gli advanced Modular reactors e i microreattori. Si tratta di tecnologie più piccole e flessibili che possono essere installate anche sottoterra e dotate di sistemi di sicurezza passivi, cioè che non necessitano di intervento umano in caso di malfunzionamento. Una caratteristica che se da un lato significa maggiore autonomia, dall'altro comporta anche il rischio, in quanto non si tratta di sistemi infallibili. Sono pro e contro che alimentano un dibattito già polarizzato, tra chi vede nel nucleare la risposta alle sfide del cambiamento climatico e al bisogno di autonomia strategica, e chi al contrario, ne evidenzia i pericoli legati alla sicurezza e alla gestione dei rifiuti radioattivi. Una sfida che l'UE sembrerebbe pronta ad accogliere, mossa dall'intento di incrementare la propria competitività a livello globale. Ludovica Rossi, Sky TG 24. allora Massimiliano Salini, se vediamo questa grafica um s- la base è il piano nazionale appunto per lo sviluppo dell'energia um e che um diciamo parte fra 10 anni dal 2035, si vede che se si investe sul nucleare, nel 2035 si potrà avere l'un percento dell'energia elettrica con fonte nucleare, nel 2050 si arriverà. all'undici percento. Abbiamo visto dal servizio che, a fronte di più di 200000000000 di investimento di qui al 50 si potrà aumentare del 10 percento la produzione dei megawatt della di energia nucleare. Il gioco vale la candela, oppure uno dice se non iniziamo non saremo mai al passo. Guardi, io sono um profondamente convinto che il problema um oggi in Italia e in Europa, ma um guardiamo molto più attentamente all'Italia come giustamente stiamo tentando di fare adesso, um Il problema è legato alla sicurezza energetica, quindi al mantenimento di un sistema che garantisce l'energia, um e oltre al tema della sostenibilità, non dimentichiamoci quello della sicurezza, perché un paese manifatturiero come il nostro ha bisogno di energia, costante, se no le fabbriche si chiudono e quindi salta il modello di sviluppo proprio, non abbiamo un'economia, che si può permettere il lusso di avere energia, l'energia flessibile alternativa. eccetera. Questo può essere fatto sia con fonti energetiche tradizionali che auspicabilmente nel tempo sempre più con fonti energetiche le- con energie rinnovabili, anche perché quelle tradizionali costano sempre di più. Io sono, come è noto, io non sono contrario alla produzione di energia attraverso il gas, però il gas costa, costa e costa sempre di più e quel che sta succedendo nel Golfo Persico um prefigura scenari che potrebbero essere molto complessi da gestire per europea alla luce anche di quello che è accaduto nelle relazioni con la Russia. Quindi in tutto questo, per garantire energia sostenibile, garantire sicurezza energetica e garantire politiche che riducano i prezzi dell'energia, oggi il nucleare c'entra poco, se posso essere sincero. C'entra poco e per arrivare ad avere un nucleare che impatti realmente su queste cose che a noi interessano, bisognerà aspettare un sacco di tempo. un sacco di tempo anche per i piccoli reattori compatti di cui stiamo parlando. Non non abbiamo tutto questo tempo, quindi da un lato sono d'accordo sul fatto che si dia l'avvio ad un percorso che um se sostenuto democraticamente, quindi se la politica sarà saprà reggerne l'impatto a livello del dibattito nazionale, è utile perché il mix più è ricco e meglio è. Però dall'altro con i piedi per terra dobbiamo dire che noi oggi abbiamo bisogno di reti energetiche complete, abbiamo bisogno di politiche sulla produzione di. energia da fonti rinnovabili più brillanti di quelle che abbiamo attuali. Attualmente su quelle abbiamo bisogno di un supporto sulla sviluppo industriale delle batterie, quelle sì servono subito perché, come sappiamo le energie rinnovabili hanno bisogno di essere stoccate per essere utilizzate. Abbiamo se abbiamo una serie di progetti in corso che costituiscono la nostra priorità. Tra questi progetti dobbiamo includere, ma la diciamo la priorità è minore, quelli sul sul nucleare di me- breve, medio e lungo termine. Abbiamo anche la fusione a lungo termine, però sappiamo anche che i nostri tecnici, i nostri grandi, abbiamo Umberto Coppi è andato in America a sviluppare il modello per l'Eni um sulla sulla fusione nucleare perché, e comunque in Europa prima del 2000:50 adcora non ci sarà la fusione, intendo. Quindi insomma, abbiamo una graduatoria di priorità in cui il nucleare sta ma non sta ai primi posti per tutte queste ragioni. Scuderi um la vostra contrarietà, lei parlava prima del problema delle scorie, è um diciamo così anche ideologica, oppure ascoltando per esempio Salini che dice sì c'è il nucleare, però non è una priorità, si tratta di medio lungo termine, vediamo come saranno le um tecnologie future, la sicurezza, e eventualmente voi potreste essere d'accordo con un discorso del genere. Ma io il ragionamento sulle scorie l'ho fatto soprattutto per dare un esempio di quanto la popolazione italiana non abbia voglia di avere una centrale nucleare vicina e quindi per per parlare del processo in cui ancora non abbiamo trovato il deposito. Per quanto ci riguarda, noi riteniamo che non ci sia un problema nell'investimento della ricerca, soprattutto per quanto riguarda la fusione, che sarebbe una potenzialmente una. possibile pulita e sicura, potenzialmente perché ancora non sappiamo effettivamente come funzionerebbe. La fusione è un qualcosa di lontanissimo. um prima l'onorevole Salvini si riferiva al 2050, ma al 2050 forse avremmo una tecnologia che consuma meno energia di um quanto gliene serve per produrla, cioè quindi siamo un po' in quella fase lì, e che sul lunghissimo termine potrebbe essere una grandissima soluzione. ad oggi rimaniamo nell'area nell'area della totale ricerca. Quindi questo più o meno è giusto fare passi in avanti. Qual è il nostro problema? Non è un problema ideologico, è un problema pragmatico. Le risorse economiche non sono infinite. In questo momento noi abbiamo bisogno di risposte celeri, risposte veloci che sono quelle che menzionava Salini. Noi abbiamo bisogno di un efficientamento della rete energetica tra mezz'ora ci sarà. in plenaria qui a Strasburgo proprio per parlare di reti energetiche e dell'infrastruttura energetica, perché deve essere completamente migliorata, efficientata e modernizzata e soprattutto resa stabile per riuscire ad assorbire le rinnovabili e una decentralizzazione dell'energia e su quello ci vogliono più o meno verso 5001000000000 nei prossimi 10 vent'anni di investimenti per riuscire a fare questo tipo di lavoro. Abbiamo bisogno di una produzione. interna e di energia rinnovabile sia delle tecnologie che effettivamente poi della produzione energetica. Abbiamo bisogno di investire su tecnologie di stoccaggio che non sono soltanto le batterie al litio, ma possono essere anche l'idrogeno verde, può essere batterie di stoccaggio al sodio, possono essere tecnologie di stoccaggio con diverse modalità. Queste sono tutte priorità attuali, l'unica differenza penso tra il ragionamento mio e di Salini, E che per quanto ci riguarda, riuscire ad aggiungere la priorità del nucleare che forse sarà una risposta tra trent'anni, ma nel frattempo già da ora ci richiede 1000000000:1000000000 di investimenti, perché è questo il peso dell'investimento nucleare, ha tutti questi investimenti che invece ci servono. Nell'immediato e sappiamo che sono una risposta immediata ai problemi attuali, non riusciamo a capire come si possa fare, quindi diciamo iniziamo a investire in questo. Questo non vuol dire che dobbiamo annullare la ricerca, ma dobbiamo cercare di mettere le nostre risorse dove ce n'è bisogno. Si riesce, secondo lei, Salini, a trovare le risorse sia per l'immediato, il breve, medio termine, sia per un investimento serio nucleare a lungo termine, mettendoci pure appunto la ricerca um per la fusione che appunto garantirebbe un'energia nucleare pulita ecco. La la scelta su come individuare le risorse da mettere a disposizione è una scelta che fa prevalentemente il settore privato perché um diciamo la la stragrande maggioranza della quantità di risorse impiegate è um non è decisa dalla politica, è decisa dagli investitori privati, che decidono di fare investimenti nel breve, nel medio e nel lungo sulla base di una pianificazione che è integrata. Mi spiego meglio um. non l'investimento a lungo termine viene fatto viene fatto in misura nella misura in cui l'investimento a lungo termine dà fiducia sugli investimenti a breve termine. Quindi noi avremo una locazione delle risorse sul- sulla continuazione della ricerca sul nucleare e su investimenti che hanno una prospettiva di di più stretto respiro come questi dei dei dei. Dei min reattori compatti che a quanto pare nel giro di sei sette anni potrebbero essere disponibili, io ho qualche dubbio, devo dire la verità, um ma um il grosso degli investimenti, sicuramente pubblici, ma credo anche privati, deve andare su ciò che produrrà in una situazione di crisi come quella che stiamo affrontando, su ciò che produrrà effetti immediatamente. e ciò che produrrà effetti immediatamente non è il nucleare. Posso aggiungere soltanto una cosa? Posso aggiungere una cosa velocissima. Sì che è vero che non l'investimento non viene totalmente dal pubblico, ma le priorità le decide le deve decidere il pubblico, le deve decidere, um la la la legislatore e la la politica, perché se lasciamo questa la decisione sulle priorità energetiche, necessariamente al privato non è detto che vada. Nella nella direzione di um riuscire a raggiungere gli obiettivi climatici e gli obiettivi del benessere della popolazione e l'abbattimento effettivo dei prezzi di energia, perché questo non è necessariamente l'interesse del privato. Questo in questo che deve intervenire il pubblico nel decidere quali devono essere le priorità e come indirizzare quindi poi gli investimenti, quindi dare delle direttive chiare. Chiarissimo, allora noi ci dobbiamo fermare qui, è evidente che di questo argomento ne parleremo anche a lungo nei prossimi anni, anche per capire da un punto di vista tecnologico quali passi in avanti verranno fatti, è altrettanto evidente che siamo davanti ad una um all'inizio di una rivoluzione um. tecnologica e in generale di approvvigionamento energetico che cambierà tutto di qui a 1015 vent'anni. Grazie all'onorevole Massimiliano Salini, grazie a Benedetta Scuderi. Appuntamento mercoledì prossimo alle 16 con Generazione Europa. .

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